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lunedì 24 settembre 2012

Bitto storico news (5)

(23.09.12) L'autunno per il Bitto storico parte con tante iniziative e notizie

Bitto storico news (5)

Sommario
  • Editoriale
  • In preparzione un libro fotografico sui casari del Bitto storico di due artiste giapponesi
  • Il Caseificio di Poschiavo si schiera con i produttori del Bitto storico
  • Il Bitto storico guarda sempre di più a Bergamo
  • Un Decreto Ministeriale, sulla spinta della vicenda Bitto, cerca di correggere la "prigione" delle Dop
  • Al Santuario del Bitto storico l'associazione "Arte da mangiare" da vita ad una nuova espressione artistica: la HertitageBittoCheeseArt
  • Brevi


Editoriale

Il Bitto storico resta il "nemico pubblico n.1" della burocrazia agroalimentare di ogni ordine e grado, combattuto sempre con accanimento, dall'establishment politico-burocratico-economico della Valtellina. Però, proprio in forza della sua battaglia che non è solo in nome del gusto e della tradizione ma anche di una diversa moralità nell'amministrazione, nella politica, nella filiera agroalimentare, che i ribelli del Bitto, catalizzano grandi simpatie presso ambienti non condizionati dalle cerchie di potere che in Valtellina (con agganci in Regione Lombardia) cercano inutilmente da anni di piegare. Il Bitto "di stato" ha dalla sua i finanziamenti pubblici (sempre generosi), finanziamenti , come quelli per la Mostra del Bitto di Morbegno che, di questi tempi di crisi, lasciano a dir poco perplessi. Ma con il denaro si comprano solo i mercenari.
Il Bitto storico ribelle mobilità la passione, la creatività. Dopo il libro "I ribelli del Bitto" edito da Slow Food è in cantiere un nuovo libro (fotografico questa volta) che esalta il Bitto storico o, meglio, i casari del Bitto storico, autrici due artiste giapponesi molto apprezate non solo in patria ma anche a livello internazionale. E per il Bitto storico si sono mobilittati anche gli artisti dell'associazione milanese "Arte da mangiare" che il 22 settembre presso il centro del Bitto storico di Gerola alta hanno dato vita ad una inedita performance artistica sul tema del Bitto storico.
Intanto il quotidiano di Sondrio "La Provincia", in un servizio sul Caseificio di Poschiavo, - valle svizzera confinante - ha dovuto registrare una dichiarazione molto significativa da parte del presidente del caseificio stesso a favore del Bitto storico e del "modello di qualità e intransigenza" da esso incarnato. Ma non è solo in Svizzera - dove ovviamente ci sono meno condizionamenti politici - che troviamo estimatori e alleati del Bitto storico. Basta valicare il Passo di San Marco e scendere nella bergamasca Val Brembana per trovare un clima di grande amicizia, rispetto, simpatia, ammirazione per il Bitto storico che da tempo ha ribadito la sua identità Orobica (a cavallo di tre provincie). La Valtellina (almeno quella ufficiale) ha sfruttato l'immagine del Bitto ma non essendo un patrimonio profondamente sentito, compreso e rispettato (tranne nelle valli orobiche a Nord di Morbegno) lo ha fatto nel modo peggiore, trattando alla stregua di eretici e sovversivi proprio i custodi della tradizione autentica. Di fronte a ciò è ovvio che il Bitto storico guardi più a Bergamo. Lo ha fatto alla Fiera di San Matteo di Branzi il wueek-end trascorso e lo farà anche partecipando agli eventi enogastronomici bergamaschi. dei prossimi mesi
Nel mentre il Ministero dell'agricoltura ha predisposto una bozza (che dovrebbe essere definitiva) di un Decreto che interpreta in modo meno poliziesco di quanto è stato fatto sino ad oggi le norme sull'uso di "menzioni aggiuntive" nelle etichette dei prodotti a denominazione di origine controllata (e Igp). Un risultato che è merito anche del Bitto storico e del Presidio Slow Food del Bitto storico. Che sarà protagonista come non mai all'imminente Salone del Gusto di Torino.


In preparzione un libro fotografico sui casari del Bitto storico di due artiste giapponesi

Di questa interessante nuova iniziativa che conferma l'interesse del mondo della cultura e dell'arte per il Bitto storico abbiamo giù diffusamente parlato con un articolo ferragostano (vai a vedere). Le autrici sono due artiste giapponesi  Mai Hanano (Maika) e Keiko Kato che attualmente sono ritornate in Georgia. Qui hanno già realizzato  un volume pubblicato in Giappone dedicato alla viticoltura e ai vignaioli artigianali. Anche nel caso del Bitto storico l'approccio è alle persone, agli artigiani. Ci auguriamo che il libro possa essere presto pubblicato in Italia preferibilmente in una edizione con testi anche in altre lingue (francese, inglese, giapponese). In anteprima pubblichiamo la foto del giovane Stefano Papini, una 'promessa' del Bitto storico che esercita la sua arte all'Alpe Orta soliva (sulla strada del passo di San Marco in comune di Albaredo). Cercasi sponsor.


Il Caseificio di Poschiavo si schiera con i produttori del Bitto storico

Alla casta valtellinese non deve essere andato giù, ai primi di settembre, l'articolo contenuto nello specialw de La Provincia sul caseificio di Valposchiavo nella vicina valle svizzera. Nel paginone della rubrica economica del quotidiano non si sono sprecati le considerazione di ammirazione per un modello vincente basato sulla valorizzazione del latte di montagna in chiave bio. Il titolo del nostro articolo su Ruralpini, dedicato a suo tempo a questo caseificio la dice lunga: Il successo del Caseificio Poschiavo (Grigioni) dipende da un modello che premia la qualità, l'estensività, il buon fieno. Il caseificio di Poschiavo, come il Bitto storico, ha imboccato una strada di rifiuto di compromessi: norme rigorose (entro uno schema bio ma anche di assoluta prevalenza del foraggio aziendale) per garantire la qualità ma in cambio un prezzo elevato ai produttori. All'interno dello speciale de La Provincia un pezzo intitolato "Caseificio Poschiavo schierato con il Bitto storico" deve aver fatto sobbalzare qualcuno sulla sedia dalle parti di Sondrio, di Morbegno e di Delebio. Le parole del presidente della coop, Cornelio Beti (nella foto sotto al centro) non lasciavano adito a molti equivoci: Beti ha dichiarato nell'intervista che Bitto storico e poschiavini hanno molto in comune. Infatti, nonostante il caseificio di Poaschiavo sia grande e moderno, incarna la stessa filosofia che vede la qualità come un fatto legato alle persone, al loro impegno, alla serietà, all'onestà, alla creatività. Il casaro del caseificio di Poschiavo è un valtellinese, Tony Giacomelli (nella foto a sinistra). Tony è un personaggio apprezzato e molto stimato in Val Poschiavo perché gli si riconosce un 'tocco artigianale' che ha decretato il successo dei prodotti poschiavini sui mercati della Svizzera interna (Zurigo e non solo). Tanto che uno dei prodotti è stato battezzato Super Tony. L'alleanza tra Caseificio Poschiavo che va oltre i confini, fatta di amicizia ma anche scambio di buone pratiche e idee è un bell'esempio di iniziative che partono dal basso, dai produttori.


Il Bitto storico guarda sempre di più a Bergamo

Il Bitto storico non ha ancici solo in Svizzera (vedi sopra) ma anche appena al di là del Passo di San Marco. Non solo in Valbrembana ma anche a Bergamo città e in generale in provincia. Riscoperta la sua antica anima Orobica il Bitto storico, sempre osteggiato dalla casta valtellinese, ha deciso da tempo di gravitare sempre più su Bergamo. Branzi con la storica Fiera di San Matteo (che si è svolta il 22-23 settembre) è l'occasione per ricordare che la storia segue un pendolo. Se, sino agli inizi del secolo scorso, il Bitto/Branzi era commercializzato prevalentemente a Branzi, ciò rispecchiava  antichissimi rapporti tra i due versanti delle Orobie legati dalla stessa forte cultura pastorale. Oggi il legame si è riannodato. Morbegno e la Valtellina hanno giocato male la carta del Bitto che erano riuscite ad avere in mano. Hanno voluto strafare. E ora pagano le conseguenze. L'alleanza tra i formaggi orobici è ormai lanciata. E trova anche l'appoggio delle istituzioni bergamasche, anche a costo di dare dispiaceri a qualcuno a Sondrio (e a Milano). Archiviata con un successo di pubblico la Fiera di San Matteo con una presenza sempre più visibile del Bitto storico (foto sotto) i prossimo wee-end, sempre a Branzi, si terrà la prima sagra della taragna bergamasca per consacrare questo piatto orobico che valorizza sia le varietà autoctone di mais (Gandino, Rovetta) che i formaggi "principi delle Orobie". Sempre a Bergamo GourmetArt, ai primi di dicembre, vedrà protagonista il Bitto Storico mentre si stanno stringendo dei contatti anche con la CCIAA della città orobica.


Un Decreto Ministeriale, sulla spinta della vicenda Bitto, cerca di correggere la "prigione" delle Dop

Il titolo della bozza (ormai definitiva) di Decreto del Ministro dell'Agricoltura non fa trapelare i problemi politici e industriali ai quali cerca di dare una risposta: "Disposizioni generali in materia di informazioni aggiuntive nelle etichette dei prodotti a indicazione geografica". Parrebbe qualcosa di asettico e di molto tecnico e invece... Invece dietro ci sono i conflitti che hanno visto protagonista il Bitto ma anche altri prodotti (formaggi, oli), sia per 'faide' interne al mondo industriale che per contrasti tra piccoli produttori e industria alimentare. Fu per una "informazione aggiuntiva", in forma di un piccolo marchio a fuoco ("Valli del Bitto"), che scoppiò- nel 2006 - la guerra del Bitto (o che, quantomenio essa entrò in una fase più virulenta. Allora il Ministero diffidò l'associazione produttori Valli del Bitto (ora Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico) dall'usare un marchio che era stato il frutto di una sofferta intesa tra le parti. Ora è tardi per poter semplicemente tornare indietro. Oggi il Ministero ha 'reinterpretato' le norme europee in senso più 'liberale': sono ammessi i marchi dei Presidi di Slow Food (e altri collettivi e privati) accanto alla indicazione geografica tutelata da Dop o Igp e altre menzioni, purché non "laudative". Il Consorzio per la salvaguardia del Bitto storico, che non si ritiene più adeguatamente tutelato dalla sola indicazione aggiuntiva "Valli del Bitto," è pronto a portare il caso davanti alla magistratura qualora gli venisse contestata come "laudativa" la menzione "storico", conquistata sul campo in decenni di duro contrasto per difendere l'identità storica del prodotto sia sotto il profilo del metodo che dell'area di produzione.

Al Santuario del Bitto storico l'associazione "Arte da mangiare" da vita ad una nuova espressione artistica: la HertitageBittoCheeseArt



Il 23 settembre presso il centro del Bitto storico a Gerola alta un gruppo di artisti dell'Associazione milanese "Arte da mangiare" hanno  dato vita ad una originale performance artistica.
Gli artisti, utilizzando tecniche diverse, si sono cimentati nella nuova "HeritageBittoArt" ovvero l'arte che usa come supporto materiale alla creatività artistica forme di Bitto storico di diversi anni di invecchiamento.
Consorzio salvaguardia Bitto storico e Arte da mangiare avevano già collaudato a primavera a Milano presso i Chiostri dell'Umanitaria dove ha sede "Arte da mangiare" la possibilità di "operare" in modo artistico sulle forme con incisioni, pirografia, pittura con colori alimentari. Lo spunto per sviluppare questa forma d'arte è stato offerto dalla fantasia e dall'estro calligrafico e decorativo con i quali vengono usualmente personalizzate le forme di Bitto storico con dedica, ovvero adottate da singoli, associazioni, ristoratori.
Il Bitto storico, prodotto al vertice della qualità casearia, lontano da ogni forma di omologazione e serializzazione ha da sempre rifiutato etichette stampate. Insieme agli artisti si intende proseguire in queste esperienze che rappresentano anche una sperimentazione volta ad individuare nuove forme per "vestire" e "comunicare" un prodotto unico, frutto anch'esso di un'arte: l'arte casearia che i casari del Bitto storico continuano a coltivare orgogliosamente.


A luglio, in seguito ad uno stage del corso di laurea di Scienze Gastronomiche (Università di Pollenzo di Slow Food) il centro del Bitto storico è stato ufficialmente riconosciuto quale Sede didattica.
Al Salone del Gusto a Torino, il Bitto storico sarà protagonista di uno dei dieci eventi di "Alti connubi" sul tema di abbinamenti tra assolute eccellenze mondiali insieme ai migliori rossi di Valtellina. Paolo Ciapparelli, responsabile del Consorzio di salvaguardia bitto storico, e Giuseppe Giovannoni, del gruppo dei produttori storici, ve lo faranno scoprire nell’assaggio di un Bitto dell’alpe Pescegallo Foppe (estate 2010) e di un Bitto dell’alpe Bomino Soliva (estate 2002). In abbinamento, il Rosso di Valtellina 2010 e, in anteprima, il Valtellina Sup. Sassella Ris. Rocce Rosse dell’eccezionale millesimo 2002 di Ar.Pe.Pe, una delle cantine della Valtellina che ha meglio saputo preservare l'identità del "Nebbiolo di montagna". Domenica 28 Ottobre h. 13:00 sala Incontri con l’Autore

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